La sindrome del tunnel carpale è una patologia legata alla compressione delle strutture anatomiche che passano all'interno del tunnel carpale, una regione anatomica della mano attraverso la quale decorrono il nervo mediano il tendine del muscolo flessore lungo del carpo. In particolare la compressione del nervo mediano è responsabile di questa sindrome configurando una cosiddetta neuropatia da intrappolamento.
Il nervo mediano origina nel braccio, garantisce la funzione di alcuni muscoli dell’avambraccio e della mano e veicola la sensibilità della parte laterale del palmo e delle prime tre dita (pollice, indice e medio), in alcuni casi anche del quarto dito, della mano.
La sindrome del tunnel carpale è la più comune forma di neuropatia da intrappolamento, è di gran lunga più frequente nelle donne (rapporto uomini donne 3:7) a partire dalla V decade di vita. Tra i fattori che predispongono a questa sindrome rientrano le patologie delle articolazioni che inducono ipertrofia di componenti scheletriche legamentose e/o cartilaginee (es. artrite reumatoide), tunnel carpale di ridotte dimensioni congenito o come esito di traumi (es. fratture di polso). In alcuni casi la sindrome del tunnel carpale si configura come una patologia professionale in pazienti che svolgono professioni usuranti per le mani ed il polso (esempio lavoro con tastiera e mouse di personal computer).
Il dolore e le sensazioni fastidiose (disestesie ad esempio scosse elettriche, sensazione di caldo/freddo dolorosa) o anomale (parestesie ad esempio formicolio), della metà laterale della mano e delle prime tre o quattro dita sono i sintomi predominanti e possono coinvolgere una o entrambi le mani.
I sintomi sono caratteristicamente prevalenti nelle ore notturne nelle fasi iniziali della patologia.
Nelle fasi avanzate possono comparire disturbi di forza della mano e prime dita (ad esempio disturbi della prensione manuale).
La diagnosi di sindrome del tunnel carpale si basa sui segni e sintomi pertanto si tratta di una diagnosi puramente clinica. Il risultato di studi elettrofisiologici e dell’elettromiografia ha una valenza prognostica in quanto definisce in maniera più accurata il grado di avanzamento della patologia. Esami diagnostici per immagini (ad esempio ecografia, radiografia fino alla risonanza magnetica) hanno significato nel caso in cui si sospetti la presenza di anomalie ossee o di masse poste a compressione delle strutture passanti nel tunnel carpale.
Conservativo: riservato a pazienti con sintomi puramente sensitivi e di grado lieve. Consiste nell’impiego di farmaci ricostituenti i nervi (a base di vitamina B6) ed antidolorifici sia per via sistemica che per via topica. In particolare le infiltrazioni locali con cortisonici ed antidolorifici rientrano nell’ambito della strategia terapeutica conservativa seppur gravate, quando mal praticate, dal rischio di lesioni a carico del nervo mediano. Nelle ore notturna è importante l’impiego di tutori che mantengano il polso in posizione neutra.
Chirurgico: in tutti i casi di sintomatologia invalidante e/o farmacoresistente, soprattutto quando al dolore si associno i disturbi di forza è indicato procedere ad intervento di release del nervo mediano al carpo, una procedura che in termini tecnici è definita come sindesmotomia del legamento trasverso del carpo. Il legamento trasverso del carpo costituisce il tetto del tunnel carpale pertanto incidendolo (sindesmotomomia) si effettua una decompressione delle strutture passanti per il tunnel. La procedura si esegue in anestesia locale ed è di breve durata, non richiede ricovero. Questo tipo di procedura può esser effettuata in pazienti di tutte le età quando l’indicazione chirurgica è supportata da una corretta diagnosi di malattia.
A seguito dell’intervento chirurgico i primi disturbi suscettibili di miglioramento sono il dolore e i deficit di forza. I disturbi della sensibilità, come le parestesie e le disestesie, possono evolvere più lentamente soprattutto qualora la compressione sul nervo è presente già da tempo (neuropatia da intrappolamento cronica). È importante notare come i risultati degli studi elettrofisiologici ed elettromiografici siano assolutamente secondari rispetto ai risultati clinici sul controllo del dolore e dei deficit di forza. Questi ultimi infatti costituiscono l’obiettivo principale della chirurgia per questa sindrome.
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