Il consumo di gran quantità di caffè, fino a sei tazze al giorno, è associato a un rischio ridotto di sviluppare la Sclerosi Multipla (SM) da quanto documentato in due recenti ed indipendenti studi caso-controllo (Svezia e USA).
Gli studi, pubblicati online in un unico articolo del Journal of Neurology Neurosurgery & Psychiatry il 3 Marzo u.s., sono stati condotti dal team guidato da A.K. Hedström M.D. del Karolisnka Institutet a Stoccolma (Svezia).
I risultati confermano precedenti osservazioni fatte nell’ambito di studi condotti su modelli animali di SM ed inoltre indicano che caffè e caffeina sono entrambi fattori protettivi per lo sviluppo del Morbo di Parkinson.
Questi studi osservazionali caso-controllo sono stati condotti in Svezia e California. Lo studio svedese includeva 1620 adulti affetti da SM messi a confronto con 2788 individui selezionati ed accoppiati per età e sesso (casi controllo); lo studio californiano includeva 1159 pazienti con SM e 1172 casi controllo sani.
In entrambi gli studi, i partecipanti hanno fornito informazioni circa il consumo di caffeina nell’arco di diversi periodi di tempo. I risultati hanno evidenziato che gli individui che consumano meno caffè hanno un rischio di sviluppare la SM consistentemente maggiore in entrambi gli studi, anche dopo aver aggiustato i risultati per fattori confondenti come il tabagismo ed il peso corporeo durante l’adolescenza.
La quantità di caffè contenuta in una tazza varia di Paese in Paese, pertanto per una tazza di caffè in Svezia si intendono 150mL circa di caffé, mentre negli Stati Uniti 237mL (8 oz). Negli studi non sono riportati dati circa la concentrazione di caffè nelle bevande, un dato critico se si tiene in considerazione che una tazza di caffè cosiddetto “lungo” o “macchiato” può equivalere alla tazzina di caffè “ristretto” più comunemente consumato dagli italiani.
Nello studio svedese, l’assunzione di più di 6 tazze di caffè al giorno si associa a una riduzione del rischio del 30% di sviluppare la SM (odds ratio, 0,70; intervallo di confidenza [IC] 95%, 0,49 – 0,99). Nello studio statunitense gli individui che consumavano più di 948mL di caffè al giorno hanno un rischio di sviluppare la SM inferiore del 31% (odds ratio, 0.69; IC 95%, 0.50 - 0.96).
Prendendo in considerazione il tempo dall’insorgenza della malattia, il consumo di caffè in grandi quantità si associa minor rischio di sviluppare la SM sia a 5 o 10 anni dalla comparsa dei primi sintomi. Possibili meccanismi alla base di questi risultati potrebbero esser legati ad osservazioni fatte nell’ambito di studi sperimentali circa l’azione della caffeina sull’aumentata espressione del recettore dell’adenosina A1, che proteggerebbe contro l’encefalomielite autoimmune indotta sperimentalmente e riduce la produzione di citochine pro infiammatorie.
In quanto studi puramente osservazionali, gli autori non possono trarre conclusioni certe circa il nesso di causa effetto tra assunzione di grandi quantità di caffè e rischio inferiore di SM; altri limiti risiedono nella variabilità individuale di consumo di caffeina in diversi periodi di vita e nella modalità di raccolta dati che potrebbero aver influenzato i risultati degli studi ed infine la possibile inaccuratezza dei dati circa il consumo di caffeina in periodi precedenti a quello dello studio.
I punti di forza sono nonostante tutto numerosi; i casi controllo sono stati selezionati dalla stessa popolazione di riferimento e i risultati sono stati aggiustati per un gran numero di potenziali fattori confondenti, compresi fattori di rischio ambientali diffusamente riconosciuti per lo sviluppo di SM.
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